9 Poeti italiani, tra leggende e curiosità
Sono molti i poeti italiani che hanno reso grande la nostra cultura nel mondo, ma molto spesso si dimentica che questi artisti erano persone comuni, se non con qualche stranezza in più, o in meno...
Abbiamo cercato di mettere a nudo queste celebri personalità mostrando anche i loro lati più bizzarri... Cominciamo!
GIACOMO LEOPARDI: Nella casa di Giacomo Leopardi non solo possiamo ammirare la famosa biblioteca, ma anche le cantine storiche dove riposano botti di vino. Le cantine all’interno del Palazzo furono costruite tra il Seicento e Settecento per migliorare la qualità del prodotto. Sono realizzate in una sequenza di volte a crociera che le dividono in due spazi al piano terra, e permettevano lo scarico diretto delle uve dal giardino sovrastante.
Sin dalla tenera età, Giacomo Leopardi era affamato di conoscenza. A dimostrare ciò, tra le tante cose, è la presenza di una Bibbia poliglotta presente in biblioteca che gli ha permesso di studiare da autodidatta il greco antico e il latino.
GABRIELE D'ANNUNZIO: D’Annunzio era un grande amatore, non c’è dubbio, ma non dimentichiamo che era in realtà anche un bel traditore… Leggenda narra che in ritorno da un tournée teatrale, l’attrice Eleonora Duse trovò nel letto che condivideva con il poeta un forcina per capelli che non era sua, e non era certo la prima volta che la donna scopriva i tradimenti del suo amante. L’oggetto apparteneva ad Alessandra di Rudinì, con cui il poeta, donnaiolo, aveva intrecciato una relazione segreta.
La Duse, stanca della situazione, e della sua condizione di donna sempre tradita, lasciò per sempre D’Annunzio.
Molti anni dopo si incontrarono per caso al teatro La Scala di Milano, lui appena la vide si avvicinò e inchinandosi ai suoi piedi, le disse: “Oh, quanto vi ho amato” e lei, per tutta risposta: “Oh, quanto vi ho dimenticato!”
Nella sua villa a Gardone di Riviera vi era una stanza con una porta d'ingresso molto passa in modo che chiunque doveva entrare doveva forzatamente chinare la testa. Questo perché secondo lui chiunque doveva chinare il capo dinanzi al suo genio, dinanzi al poeta-vate.
DANTE ALIGHIERI: Non si sa bene come e quando la Divina Commedia sia stata scritta. Ci sono molte ipotesi a riguardo, una delle quali afferma pensare che lo scrittore abbia iniziato a comporre intorno al 1306, anche se ci sono indizi che fanno credere che in quel periodo lui non abbia iniziato, ma ripreso a lavorare all’opera. Probabilmente ha ripreso in mano un progetto a cui aveva già iniziato a lavorare prima dell’esilio e che poi modificò profondamente.
Aveva terminato tutta la Divina Commedia, quello sì, ma il 13 settembre 1321, quando morì a Ravenna, Dante ancora non aveva fatto in tempo a pubblicare l’ultima cantica. È stato il lavoro promozionale di Iacopo, suo figlio, a innescare un processo che in pochi anni avrebbe fatto della Commedia il libro in volgare più letto e conosciuto della storia.
ELSA MORANTE: Per un periodo della sua vita scrisse sotto pseudonimi maschili: Antonio Carrera e Lorenzo Diodati a causa dei pregiudizi misogini che le avrebbero impedito di coronare il suo sogno di diventare una scrittrice affermata.
Molti raccontano che la Morante fosse follemente innamorata di Luchino Visconti, quando si recò a Venezia per poterlo conoscere egli non fu particolarmente felice di vederla, così, lei, al centro di Piazza San Marco, la donna mostrò lui le sue parti intime urlando, destando l'attenzione di tutti i presenti.
GIOSUÉ CARDUCCI: era amante del buon cibo, infatti spesso organizzava con i suoi amici di Castagneto abbuffate spropositate, che cominciavano al mattino e si concludevano verso sera.
Essendo amante del buon cibo, lo era anche del vino, molti dicono infatti che la sue collaborazioni con la rivista "Cronaca Bizantina" venissero pagate con dei barili di Vernaccia, uno squisito vino bianco.
ALESSANDRO MANZONI: soffriva di panico e di agorafobia: il panico lo costringeva a un forte stato di ansia, che spesso lo portava in depressione. Non usciva mai da solo e temeva sempre che qualcosa stesse per accadergli, se lasciato in disparte in uno spazio aperto.
Sempre per motivi dovuti all’ansia e alla depressione non camminava mai sul suolo bagnato.
A causa dei suoi stati di ansia e di agitazione, spesso era preda di balbuzie incontrollabili. Questo difetto lo portava ad allontanarsi ancora di più dal pubblico e gli rendeva impossibile tenere una qualsiasi conferenza o intervento.
Era precisino e puntiglioso: sul suo romanzo ci sono almeno quattro versioni conosciute, delle quali non era mai soddisfatto. Quando il romanzo andò in stampa fu capace di bloccare le rotative se la punteggiatura non era corretta, semplicemente per una svista.
LORENZO IL MAGNIFICO: Non è noto a tutti ma il nostro poeta oltre ad essere un uomo elegante, raffinato e di una certa importanza sociale, era anche un ambientalista, infatti nutriva amore innato per tutti gli animali e per tutto ciò che riguardasse la natura.
una coscienza ambientalista allora tutt’altro che comune, che spaziava dall’innato amore per gli animali al rispetto per tutto ciò che era naturale. Infatti fece allestire una fattoria, "Le Cascine", presso la sua villa di Poggio a Caiano che colmò di daini bianchi, pavoni, conigli, e dove fece collocare anche la giraffa donatagli da Mohamed Ibn-Mahfuz;
Sempre in questa proprietà si dedicò all'allevamento di bachi da seta.
GIOVANNI BOCCACCIO: L'identità di sua madre è ignota, egli fu allevato dal padre Boccaccino, un mercante che ostacolò,invano, la passione del figlio per la letteratura;
Fu il primo autore a utilizzare la forma metrica dell'ottava in un testo letterario e si pensa che fu proprio lui a creare questa struttura.
Nonostante il successo del "Decameron" i suoi contemporanei lo criticarono per vari motivi: per la dedica alle donne; per la sua età avanzata che non gli consentiva (a loro dire)di trattare questi temi; per la scelta di scrivere in prosa; per la presunta falsità dei suoi racconti; per guadagnarsi il pane con un lavoro poco redditizio. Il nostro autore si difese nell'introduzione alla quarta giornata del Decameron.
VITTORIO ALFIERI: A detta del suo segretario il giorno della presa della Bastiglia venne visto saltare di gioia sulle rovine, ma poco tempo dopo, visti il massacri e della violenza che continuavano a dilagare cambiò idea...
Subito dopo la messa in scena della tragedia "Cleopatra", acclamata con grandi applausi, ritenendo di non meritarli, corse a studiare come un un accanimento e una forza di volontà che particolarmente lo distinguono. Infatti si narra che spesso si facesse legare alla sedia dal suo cameriere ordinandogli di non slegarlo prima che passassero determinate ore, inoltre pronunciava quasi sempre la celebre frase "Volli, sempre volli, fortissimamente volli."
-Articolo di Rosita De Tommaso e Vincenzo Siciliani (contact us by e-mail detommasorosita@gmai.com vincenzosiciliani98@gmai.com)
*Un ringraziamento particolare a Domenico
Mariano per l'aiuto nella ricerca delle notizie*
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